La luce che vedeva pulsare, che danzava sulle pareti, non proveniva dal camino, ma dallo sgabuzzino. «Papà!» gridò. «Papà!». Lingue dorate provenivano da sotto la fessura della porta chiusa. Quella luce, qualsiasi cosa rappresentasse, voleva uscire, voleva liberarsi.
Angelo ormai ci è abituato, suo padre è quello strano, quello che cerca forme di vita extraterrestre, i Grigi come li chiama lui. Da quando sua madre è scomparsa in circostanze misteriose, la vita di Angelo è uno spostamento continuo, in balia delle tracce seguite dal padre. Questa volta però, mentre stanno raggiungendo il paesino di Cavazza e la sperduta baita in mezzo ai monti dove trascorreranno l'estate, Angelo glielo fa promettere: niente lavoro in vacanza. Purtroppo l'attrezzatura che il padre scarica dal furgone non lascia presagire nulla di diverso dal solito. Durante la prima notte nella baita, però, qualcosa di insolito accade davvero e Angelo viene svegliato da un fascio di luce che attraversa la porta dello sgabuzzino e da una voce che gli urla di non farli uscire da lì. La mattina dopo lo sgabuzzino non è altro che uno sgabuzzino, ma Angelo inizia a indagare, scoprendo che il precedente proprietario si è ucciso proprio lì dentro, che da qualche tempo degli improvvisi bagliori esplodono in mezzo alla montagna e che le persone di Cavazza passano il tempo a scavare di nascosto buche profondissime. Il pomeriggio in cui anche suo padre si chiude nello sgabuzzino per scavare, senza la minima intenzione di uscire, si rende conto che questa volta toccherà a lui seguire gli indizi e che i Grigi sono molto meno lontani di quanto credesse.